martedì 13 marzo 2012

12 marzo 2012

Un mito assoluto non c'è altro da dire....





Mai avrei pensato di ascoltare dal vivo la musica degli Who, cantata inoltre dalla loro storica voce, Roger Daltrey.
La vita è strana ma a volte riserva belle sorprese.

sabato 10 marzo 2012

NoMoreSpeech

I NoMoreSpeech sono una band milanese che da 6 anni calca i palchi del Nord Italia portando avanti un'attività live intensa e accumulando un'esperienza che, col monicker "NoSpeech", li ha portati a vincere l'Heineken Jammin' Festival di Mestre nel 2010 e ad aprire il concerto degli Aerosmith.
Ascoltando il loro primo CD omonimo, è indubbio di trovarsi davanti a quattro musicisti preparati: Roby Fabiani è un batterista preciso, capace di creare figure ritimiche tutt'altro che banali, ma senza dare mai la sensazione di strafare; Nando de Luca è un bassista moderno e poliedrico, in grado di mettere ritmiche funk al servizio di contesti decisamente "heavy", e abile complemento sia del chitarrista nella struttura armonica della musica, sia del batterista nella scansione ritmica; Tony Cordaro è un chitarrista originale, attento ai suoni contemporanei ma con evidenti influenze da parte di grandi del passato (il suo riffing più armonico che ritmico mi ricorda molto da vicino il fraseggio di John Sykes); infine Alteria conferma di essere una grande cantante *rock*, abile nelle note basse, ma con un'estensione verso gli acuti di tutto rispetto, anche se lontana dallo stile lirico tipico delle cantanti hard/heavy attuali (quali Amy Lee, Tarja Turunen o Simone Simons).
Ma quello che a parer mio colpisce dell'album è l'attenzione verso la forma canzone e l'arrangiamento: ogni pezzo è ben costruito, i ritornelli sono di buona presa senza essere banali, ogni canzone ha una sua originalità precisa, pur nell'omogeneità stilistica dell'insieme, e gli arrangiamenti sono curati senza però che l'altissimo livello tecnico prevalga sulla fruibilità del tutto.
Certo, a voler essere pignoli, il "mood" dell'album risente molto dell'influenza di band "alternative" quali i Guano Apes del periodo d'oro (quello dell'album "Don't give me names"), ma Alteria e soci non hanno fatto mai mistero di avere rispetto e passione per la musica di quella band, quindi questo non è necessariamente un difetto: credo che in un prossimo secondo lavoro i NoMoreSpeech avranno l'esperienza e anche la sicurezza di sè necessaria ai fini di presentare al mondo uno stile "proprio" al 100%. 
Infine, anche in previsione di una meritata visibilità internazionale, consiglierei ad Alteria di limare ancora qualche spigolosità di pronuncia Inglese.
Ma nel complesso "NoMoreSpeech" è un lavoro ben scritto e arrangiato, suonato meglio ancora, consigliato a tutti coloro che come me credono in una via italiana al rock duro, e che abbiano voglia di supportare persone oneste e sincere che amano il proprio lavoro e rispettano il proprio pubblico.

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo 2012

Un buon modo per rinfrancarsi dopo una giornata faticosa è prendersi 10 minuti per giocare a "tappo e nastro" con la propria gatta. :)

giovedì 1 marzo 2012

1 marzo 2012

Mi viene naturale oggi scrivere qualcosa su Lucio Dalla, considerato che ci ha lasciati, speriamo per andare in un posto migliore....
Lucio è stato la mia prima vera grande passione musicale: ricordo di averlo conosciuto in un filmato di un programma di Renzo Arbore, forse un'edizione di "L'altra domenica", dove eseguiva dal vivo il pezzo "Come è profondo il mare".
Qualche tempo dopo sentii per radio il pezzo "L'anno che verrà", sia cantato da lui che da Loredana Bertè che lo amava a tal punto da farne una "cover" poco tempo dopo la sua uscita durante uno spettacolo televisivo.
Caso vuole che il fratello più grande di un mio amico avesse comprato la musicassetta dell'album "Lucio Dalla" in cui il pezzo era contenuto.
La ottenni in prestito, anzi, mi fu duplicata e la consumai praticamente (me la ricordo ancora, era una C60 della Basf, tutta rossa).
Poi, complice il regalo del giradischi, cominciai a scoprire il passato grazie alle antologie della collana Linea 3 della RCA "Il primo Lucio Dalla", "4 marzo e altre storie", "Quel fenomeno di Lucio Dalla", "Milano, Torino e dintorni".
Continuai a seguirlo assiduamente fino all'album "Viaggi Organizzati", strano, quasi sperimentale dopo il successone "dalla" (anche questo consumato, ascoltato e riascoltato, di cui ricordo ogni singolo verso ogni volta che ne riascolto qualche pezzo).
Poi i gusti cambiarono, e lo persi un po' di vista (con la dorata eccezione di "DallaMorandi").
Ma ogni volta che mi capita di sentire un suo brano alla radio, di quelli della mia giovinezza, lo canto tutto, dall'inizio alla fine.
Manca solo a questo post l'elenco dei miei brani preferiti: una volta erano quelli in cui Lucio parlava d'amore, ora all'ammmmmmmoooore non ci credo più per cui prediligo quelli più bozzettistici, anche onirici, in cui con 4 parole Dalla riesce a sintetizzare una vita.
Ecco un elenco più o meno casuale:
"1999", "Il fiume e la città", "Orfeo bianco", "Un'auto targata TO", "Corso Buenos Aires", "Quale Allegria", "Il coyote", "Stella di mare", "L'ultima luna", "Notte", "La sera dei miracoli", "Meri Luis" (il cui riff di chitarra ai tempi sembrava la variante italiana di "Smoke on the Water"), "Siamo dei", "L'altra parte del mondo", "1993", "Washington", "Il toro".

Sì, manca "Caruso", l'ho scritto prima che non mi piacciono più le canzoni d'amore, e manca anche "L'anno che verrà" bella, ma talmente ottimista che ascoltarla adesso fa male... tanto.

Lucio Dalla (4/3/1943 - 1/3/2012)

Canto l’uomo che è morto
Non il Dio che è risorto
Canto l’uomo infangato
Non il Dio che è lavato.
Canto l’uomo impazzito
Non il Dio rinsavito
Canto l’uomo ficcato
Dentro il chiodo ed il legno.
L’uomo che è tutta una croce
L’uomo senza più voce
L’uomo intirizzito
L’uomo nudo, straziato
L’uomo seppellito.
Canto la rabbia e l’amore
Dell’uomo che è stato vinto
Canto l’uomo respinto
Non l’uomo vincitore.
Canto l’uomo perduto
L’uomo che chiede aiuto
L’uomo che guarda
Nell’acqua del fiume.
Dove l’acqua conduce
l’uomo che accende una luce
o quello che trova la voce.
Canto l’uomo che è morto
non il Dio che è risorto.
Canto l’uomo salvato
non l’uomo sacrificato.
Canto l’uomo risorto.
Non il Dio che è li’ morto.
Canto l’uomo che è solo
Come una freccia
Nel suolo.
L’uomo che vuole lottare
E che non vuole morire.
Canto Andrea del vento
Ragazzo di Crotone
Che si fa avanti e racconta
La sua vita di cafone.
Anch’io sono partito
Piangevo alla stazione
E poi là nella neve
Dove si poteva sperare.
Non c’era l’onda del mare
Là sono arrivato
Anch’io mi sono fermato.
Canto l’uomo che ascolto
Con la voce distesa sul prato
Canto chi vuole tornare
Non chi vuole fuggire.
Canto Andrea che dice :
« Quella era la mia terra,
Adesso la prendo e la mangio»
(Lucio Dalla, Comunista, 1990)