mercoledì 11 dicembre 2013

11 dicembre 2013

Oggi è morto Gipo Farassino, grande artista, la cui fama è stata purtroppo offuscata da una carriera politica fatta all'insegna del provincialismo becero e del localismo ignorante, che non gli rendeva giustizia. 
Ma era davvero un gran musicista, dalla voce profonda e gradevole, ispirato dichiaratamente alla chanson française del periodo esistenzialista, che filtrava alla luce degli scritti di Pavese e Fenoglio, narrando un mondo che stava sparendo (e questo spiega forse la beceraggine di cui sopra). 
Nel giorno in cui ha ritrovato moglie e figlia, scomparse di malattia la prima e di incidente d'auto la seconda, voglio ricordarlo con una sua bella poesia:

Tèra 'd Piemont

Tèra 'd Piemont, severa e generosa
che 't ven-e 'd neuit a caresseme an front
con el respir e ij dij de vlù 'd na sposa
per ricordeme ch' l' é ancor duvert el cont.

Tèra 'd sità orgoliose e perzonere
de stòrie grande, robuste e camolà:
stòrie ch'a mes-cio ij giust con le lingere
ij pòvri-crist co' ij giuda ancoronà.

Tèra dij mar ed gran e 'd fen ch'a biàuto
sota ij sospir pitòch ed la caudura,
tèra 'd mila tradission ch'a sàuto
ant l'ora ferma e greva dla natura.

Tèra dl' otomn, malinconia dla pian-a
che sot je sgiaf tajent ed le piuvere,
sbardlà dal vent rabios ed tramontan-a
a leva un cant antich ed miserere.

Tèra dij cej pì bass ed le colin-e
dij cej ratà dal fum dle siminere,
ch'a l'han s-ciapane tante e tante schin-e,
ch'a l'han brusane tròpe primavere.

Tèra dij mont ch'a specio stòria e glòria
mentre el pordiav limòsna 'n pò 'd virtù
an sje scalin dle cròte dla memòria,
ùnica arsorsa ed nòstra gioventù.

Tèra 'd mia gent, dal pian a la montagna
l'han caressate ij mè pass da cassador,
tèra dij vej, samblà 'nt tò cheur ch'a sagna,
j'é 'd cò mè cheur, con mia canson d'amor.


Gipo Farassino  

Traduzione:

Terra di Piemonte
Terra di Piemonte, severa e generosa

che vieni la notte ad accarezzarmi in fronte
con il respiro e le dita di velluto di una sposa 
per ricordarmi che il conto è ancora aperto.

Terra di città, orgogliose e prigioniere

di storie grandi, robuste e tarlate,
storie che mescolano i giusti con i vagabondi,
i poveri cristi con i giuda incoronati.

Terra dei mari di grano e di fieno che dondolano 
sotto i sospiri avari della calura
terra delle mie tradizioni che saltano
nell'ora ferma e greve della natura.


Terra dell'autunno, malinconia della piana

che sotto gli schiaffi taglienti delle piogge
battuta dal vento rabbioso di tramontana
leva un canto antico di miserere.

Terra dei cieli, più bassi delle colline
dei cieli anneriti dal fumo delle ciminiere
che hanno spezzato tante e tante schiene
che hanno bruciato troppe primavere.

Terra dei monti che rispecchiano storia e gloria
mentre il povero diavolo mendica un po' di virtù
sugli scalini delle grotte della memoria
unica risorsa della nostra gioventù.
 

Terra della mia gente, dal piano alla montagna
ti hanno accarezzata i miei passi di cacciatore,

terra dei vecchi, insieme al tuo cuore che sanguina,
c'è anche il mio cuore, con la mia canzone d'amore.
Gipo Farassino 


NB La traduzione è mia, suggerimenti per le imperfezioni sono ben accetti.

La pubblicazione del testo rientra nel "fair use" e vuole essere omaggio all'artista scomparso; in ogni caso non è a fini di lucro e il copyright © è degli aventi diritto.

2 commenti:

  1. Le scelte politiche di ogni individuo, se fatte in coscienza e non in convenienza, non sono opinabili nè tantomeno censurabili.

    Ogni pretesto è buono per ingiuriare e denigrare il movimento nel quale Gipo ha costruito la sua carriera politica,
    ma inserire commenti astiosi e pieni di livore verso il movimento stesso e per l'impegno che Gipo vi ha profuso all'interno di ciò che vorrebbe essere
    un elogio funebre alla sua persona, è una mossa oltremodo infelice e di dubbio gusto che offende proprio la sua memoria.
    Tanto più tale, per l'ovvia impossibilità del compianto a replicare.

    Gipo è stato un grande Piemontese, orgoglioso di esserlo. Si è schierato politicamente contro un regime scellerato che ha rovinato ciò che Egli
    amava profondamente: la sua terra e la sua città natali, annichilendo e contaminandone l'identità e le tradizioni, frustrandone la grande operosità,
    stemperandone ed omologandone le peculiarità.

    Di fronte a certo nazionalismo infarcito di pseudocultura autoreferenziale e supponente, deleterio, nullafacente, dedito al mantenimento del potere
    con l'intrallazzo e l'illegalità assurti a sistema, ben vengano il provincialismo ed il localismo. Come quelli di Gipo con la sua ironica e disincantata
    verve e l'amore per la sua gente.

    Nel mondo artistico alcuni piemontesi si sono omologati alla vulgata nazional-italiota: a chi gli faceva notare che la sua scelta politica era criticata
    nei salotti buoni locali, rispondeva: lassa c'a diso, ij aso c'a parlo, a son sempi aso...

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  2. Uhm... Per uno che dovrebbe essere uso al rispetto della libertà, hai uno strano concetto del rispetto delle opinioni altrui. Il mio giudizio è su un aspetto della vita di Farassino che non condivido e mai condividerò. Parlare di astio e livore è buffo, se mi avessi tacciato di aver dato un giudizio molto duro sarei stato d'accordo, ma astio e livore sono cose che comportano fatica, cosa che uso per attività piu costruttive, anche perché sinceramente i fatti parlano, non c'è alcun bisogno di essere astiosi per avere una cattiva opinione del partito in cui Farassino aveva militato (e da cui si era ritirato). Nota che il mio concetto di rispetto delle opinioni è differente, altrimenti avrei moderato il tuo commento invece che pubblicarlo. Buone feste.

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