domenica 21 settembre 2025

21 settembre 2025

Primo giorno d'autunno (così sosteneva mio padre, e non lo contraddirò certo nel giorno del suo compleanno), ultimo giorno di caldo estivo.

Stanotte è stato afoso, ho patito un po', specie nelle prime ore del mattino quando il mio sonno si fa più leggero ed irregolare.

A differenza di ieri, il cielo è velato, di un color caligine: ho voluto, comunque, riprendere la mia abitudine della passeggiata domenicale.

Ho iniziato nell'autunno del 2019, uno degli anni più difficili della mia vita, e la passeggiata in una zona di verde ed alberi era un modo per occupare parte della domenica, tornata vuota e priva di significato dopo quasi 7 anni, aiutandomi a staccare i pensieri con l'ascolto di podcast e di audiolibri.

Così oggi ho costeggiato il Po sulla sua riva sinistra, andando verso Moncalieri: c'era un'atmosfera strana, calma ma con un senso di inquietudine, almeno per me, accentuato dalla brezza fresca che, pur attenuando l'afa, spargeva nell'aria iniziali sentori d'autunno.

Da anni ho imparato a sentire il cambio del clima dall'odore dell'aria, e non mi ingannano più i freddi improvvisi di fine estate o i caldi prematuri di primavera, se non sono accompagnati dai profumi giusti nell'atmosfera. 

Le stagioni del caldo e del freddo hanno ognuna il loro aroma: più lieve quello della prima, che porta sentori di spazi aperti, di luce fino a tardi, di finestre e porte di balcone aperte, ad ingrandire la casa; più riconoscibile e presente l'aroma della seconda, con il suo sentore di ghiaccio, di piogge in agguato, di notte che prevale sul giorno.

La brezza di oggi, pareva mi dicesse "non ti illudere, lo sai che sto arrivando..."

Mi sono ribellato nell'unico modo possibile, pranzando fuori, su un dehors, godendomi il tepore che mi permette, probabilmente per l'ultima volta quest'anno, di stare in maglietta. 

domenica 9 marzo 2025

9 marzo 2025

In questo momento di difficoltà, mia ed ancora di più tua, ti penso.
Come sempre mi manchi, costantemente, ogni giorno, ed allora ti penso. 
E mi aggrappo alle cose di te che sono rimaste a casa mia: quel bel maglione che mi regalasti il primo Natale che passammo insieme, gli occhiali da lettura da pochi soldi che mi passasti perché non ti bastavano più, il portafoglio che mi ostino a non cambiare nonostante quasi cada a pezzi ed infine quel bell'orologio, che continuo a portare, perché mi piace tanto, e mi piace ancora di più perché fu un tuo inaspettato regalo.
La vita è cambiamento, ed è inutile e doloroso resistere, ma non voglio che quel filo che ci unisce, purtroppo sempre più sottile, si spezzi. 
Per questo, ogni giorno, anche ora, ti penso... 

mercoledì 31 gennaio 2024

31 gennaio 2024

C'è un dolore tagliente e profondo che mi strazia mentre scrivo queste righe, anche perchè non è passato nemmeno un mese da quando il mio caro papà se n'è andato, portato via in poche settimane dalle conseguenze di una malattia presa in gioventù durante gli studi di pediatria, misconosciuta per la maggior parte della sua vita, apparentemente regredita nel 2018, ma che di fronte allo stress di un intervento chirurgico molto impegnativo, si è manifestata e non gli ha lasciato scampo.

Chi mi conosce sa che mio padre, il mio caro papà, nonostante fosse la persona che più mi faceva infuriare, era per me un punto di riferimento preciso, un esempio di vita e di etica professionale che mi ha sempre guidato come un faro all'orizzonte ed è stato fondamentale nella mia vita sia personale che lavorativa.

Negli anni le nostre opinioni sono state sin troppo spesso divergenti, ma l'affetto reciproco non è mai scemato, neanche nei momenti di maggior difficoltà nei nostri rapporti: quante volte gli ho detto "mi hai fatto arrabbiare così tanto che per un po' è meglio che stiamo per conto nostro, ma se non stai bene, se c'è qualcosa che non va, tu chiamami e io arriverò immediatamente."

E lui ha sempre fatto così, affidandosi alla mia cultura, al mio sapere, saper essere e saper fare il medico (quante volte gli ho sentito ripetere questa frase!): e così è andata anche l'ultima volta, quella che gli ha impedito di ritornare a casa dalla sua famiglia, la cosa a cui teneva più di tutto, più della sua amata storia dell'arte, passione di tutta una vita.

Un collega, un amico, che ringrazio, mi ha detto: "Tutte le cose sono state fatte bene, non si poteva fare di più." salvandomi dal senso di colpa.

Però mio padre non c'è più e la mia vita ora è più vuota.


Se qualcuno ancora frequenta questo blog, guarda le foto che scatto, che vengono linkate qui in automatico, legge le poche cose che scrivo, forse vorrà dare un'occhiata al blog che gli ho dedicato, che cercherò di aggiornare con costanza.

Lo trovate qui: Giuseppe Bonenti Pittore e Pediatra

sabato 22 luglio 2023

22 luglio 2023

Dieci anni fa, su questa spiaggia, un po' più in là, i miei capelli erano scuri con qualche filo grigio, ora sono grigi e quelli scuri sono molto rari.
Dieci anni fa solo le punte delle mie dita erano chiare, ora le mie mani intere non si abbronzano più. 
Dieci anni fa ero pieno di stupore, ora sono pieno di ricordi. 
Dieci anni fa ero felice come mai prima, ora cerco in questo posto serenità. 

sabato 17 giugno 2023

Arturo

Solo adesso, a quasi tre settimane dal giorno in cui ti sei addormentato, ho un minimo di forza per poterti salutare. Hai avuto una vita felice e sei stato il nostro piccolo barbaro affettuoso. 

Per questo ci manchi tanto...