Primo giorno d'autunno (così sosteneva mio padre, e non lo contraddirò certo nel giorno del suo compleanno), ultimo giorno di caldo estivo.
Stanotte è stato afoso, ho patito un po', specie nelle prime ore del mattino quando il mio sonno si fa più leggero ed irregolare.
A differenza di ieri, il cielo è velato, di un color caligine: ho voluto, comunque, riprendere la mia abitudine della passeggiata domenicale.
Ho iniziato nell'autunno del 2019, uno degli anni più difficili della mia vita, e la passeggiata in una zona di verde ed alberi era un modo per occupare parte della domenica, tornata vuota e priva di significato dopo quasi 7 anni, aiutandomi a staccare i pensieri con l'ascolto di podcast e di audiolibri.
Così oggi ho costeggiato il Po sulla sua riva sinistra, andando verso Moncalieri: c'era un'atmosfera strana, calma ma con un senso di inquietudine, almeno per me, accentuato dalla brezza fresca che, pur attenuando l'afa, spargeva nell'aria iniziali sentori d'autunno.
Da anni ho imparato a sentire il cambio del clima dall'odore dell'aria, e non mi ingannano più i freddi improvvisi di fine estate o i caldi prematuri di primavera, se non sono accompagnati dai profumi giusti nell'atmosfera.
Le stagioni del caldo e del freddo hanno ognuna il loro aroma: più lieve quello della prima, che porta sentori di spazi aperti, di luce fino a tardi, di finestre e porte di balcone aperte, ad ingrandire la casa; più riconoscibile e presente l'aroma della seconda, con il suo sentore di ghiaccio, di piogge in agguato, di notte che prevale sul giorno.
La brezza di oggi, pareva mi dicesse "non ti illudere, lo sai che sto arrivando..."
Mi sono ribellato nell'unico modo possibile, pranzando fuori, su un dehors, godendomi il tepore che mi permette, probabilmente per l'ultima volta quest'anno, di stare in maglietta.
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