martedì 26 febbraio 2013

26 febbraio 2013

IL “DOPO”, CON DOLORE

1916: pochi sorrisi e molte lacrime
nella stanza fumosa dove nacqui,
e nessun fiocco rosa sulla porta
(mio padre, vivo o morto, sotto il tiro dei mortai).
E fu l’inizio della scivolata
sull'aspro muricciolo a filo del dirupo
di un ben malvagio tempo
(le cose in fuga e il polverone).

Vennero poi gli “Sputafuoco” in frotte
a sopraffare gli aquiloni del sogno:
nell’aura dolce ed improvvisa del primo amore
stringemmo un patto assurdo con il Nulla.
L’inerme gioventù di noi
generazione malsegnata dalla sorte 
si addormì nel fantasma di una aurora,
scivolando nell’incubo.
Ci rubarono i panni nel frattempo,
e il sole a picco decretò quindi che era tardi
per passeggiare lungo fresche rive
ora che il marmo intimoriva l’erba
(muti all’appello i più teneri amici).
Notte illune: suonammo alle sbarrate porte, ma…

E vanno cenni duri alla corsara
per una misera àgape del sesso,
e le campane fingono la festa,
mistificando la Dottrina del Cristo,
sorrette dai profeti delle (in)giuste unioni.
(Senza più senso, che non sia rovina,
i pénsili giardini).

Guardarsi nello specchio per avere
sicura compagnia.
Siamo tutti dannati nella lotta esistenziale:
l’agnello, la pantera, il cacciatore…
E tutti soli.
(Però, gli ingenui pérdono tre volte).

Sul mercurio violetto dell’antica spera,
un leggero risucchio, un tremolìo…:
cosa non ho capito?
e che cosa ho scordato?
L’indifferenza degli echi agli oscuri gridi
sul bianco della carta e l’ìnsita ironìa
mi hanno insegnato a morire in silenzio,
minuto su minuto, giorno dopo giorno.
La pena del risveglio: tazza con latte,
perché, mi dicono, il caffè fa male,
il GIORNALE…
Il mio nome dolente trascolora
sulla cassetta postale.

Domani metterò la chiave
sullo zerbino,
dirò: “Ciao gente, tanto vi amai”
e me ne andrò nel vento.

 

Gina Bonenti Mira d'Ercole (1916 - 2013)

 

Un ringraziamento commosso a mia cugina Luisa Chierichetti per aver pubblicato questa poesia della nonna

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