domenica 15 novembre 2009

Una nuova linea (finchè dura)

Dopo aver concluso la lettura del secondo romanzo della serie di Dumarest, mi sono posto il problema di quale libro mettere nel mio tascapane: scartati i noir che ho in "congelatore" dato che non mi sento nella predisposizione d'animo giusta per affrontarli, ho ripiegato (si fa per dire) su "È oriente" di Paolo Rumiz.
Leggendo il primo capitolo mi è venuto in mente che sarebbe bello essere un Rumiz nord-occidentale, girare la Francia, la penisola iberica, in fondo riesco a farmi capire in cinque lingue, mi manca solo una cosa, la voglia di viaggiare e non è una cosa da poco. Poi mi è venuto in mente che la vita è un viaggio *di per sè*, e pertanto ho immaginato una nuova serie di post per portare avanti questo blog: una o più frasi che sintetizzino un motivo per ricordarsi la giornata.
Cominciamo da oggi: il primo ricordo della giornata è aprire gli occhi nella notte e trovarsi acciambellato insieme a due gatti pensando che per fortuna è domenica; la mattina comincia tardi con un caffè sopraffino, una brioche ancora tiepida e il sorriso di una bella barista. A pranzo c'è Beba (un anno e mezzo) in posa mentre lo zio la fotografa col telefonino, il vino nel bicchiere, le patate nel piatto, le chiacchiere sospese nell'aria.
Il pomeriggio passa in fretta sospeso tra il sopore e una voglia di silenzio.
La sera è un piatto di penne all'arrabbiata, poco piccanti, su mia richiesta, ma fragranti di cipolla, che stempera l'angoscia della domenica che finisce.

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