lunedì 5 gennaio 2015

5 gennaio 2015

La notte scorsa è morto Pino Daniele.
Da tanti anni non ascoltavo più la sua musica, ma in passato essa è stata compagna fedele della mia vita: ero una persona diversa allora, fragile, con la testa piena di idee sciocche e ingenue, in preda a un gigantesco male di vivere.
Non ricordo volentieri quel periodo, che durò troppo a lungo, ma fu proprio da quel male di vivere, dalla volontà di liberarmene, che dopo lungo cammino è venuto fuori ciò che sono ora.
Non sono a mio agio nel parlare di quei tempi, ma capisco ripensandoci che la musica di Pino fu una specie di colla che mi permise di tenere insieme i pezzi, in attesa di momenti migliori.

Con lui perdiamo uno dei pochi artisti che il mondo ci ha invidiato, uno che aveva i piedi ben saldi nella sua cultura d'origine (forse anche troppo, l'insistenza con il dialetto napoletano secondo me per certi aspetti sfiorava il provincialismo), ma la testa capace di volare in alto e ancora piu su, dato che la sua musica rifiutava pizza, mandolino e putipù, e costringeva anche i giornalisti più beceri ad occuparsi di fraseggi blues, improvvisazioni quasi free jazz, e ad aprire la mente verso un mondo più ampio (che poi non sia quello che prediligo, è un altro discorso).

Buon riposo Pino,  la terra ti sia leggera.